Intervista a Anna Pettene, presidente ligure dell’Osservatorio
#autolesionismo #vitadimerda #solitudine.
Sono solo alcuni degli hashtag che spopolano su Instagram e TikTok , i social network più amati dai giovanissimi . «E rivelano un malessere sempre più diffuso tra gli adolescenti. Il bullismo e il cyberbullismo sono diventati una piaga sociale tanto che un ragazzo su dieci che ne è stata vittima ha pensato persino al suicidio». Va dritta al punto Anna Pettene, l’avvocato ligure presidente dell’Osservatorio Nazionale contro il bullismo, riflettendone proprio subito dopo la giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo.
Qual è la situazione?
«Il bullismo è sempre esistito , è vero, ma con il cyber bullismo il fenomeno si è diversificato e ha portato a nuove criticità con un numero crescente di vittime.
Purtroppo a oggi non esistono dati puntuali, i numeri dell’Istat si fermano al 2015, è come se avessimo perso gli ultimi sei anni».
Come mai si è rimasti così indietro?
«Non si è pensato a un approccio statistico del problema e oggi i dati più attuali sono quelli di ricerche mirate che hanno coinvolto solo piccoli campioni e fotografano una realtà molto preoccupante. Secondo le stime il 73% dei ragazzi dichiara di trovare a scuola un ambiente ostile e 9 studenti su 10 dichiarano di aver subito atti di bullismo. Le vittime sono soprattutto femmine e rivelano uno stato d’animo di depressione, tristezza e amarezza.
L’11% dei giovani ha anche avuto pensieri suicidi. E proprio il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani».
Come si può colmare questo vuoto?
«Come osservatorio stiamo cercando di ripartire proprio dai numeri per capire quale sia la situazione nelle scuole italiane. Con la proposta di dotare gli istituti di un software comune in cui registrare i dati ma anche condividere le buone pratiche e affrontare in rete il problema. Non sappiamo neppure con precisione come sia la situazione nelle scuole liguri».
A quale età si registrano i primi episodi ?
«Gli atti di bullismo iniziano già alle elementari anche se l’età più critica resta quella delle scuole medie.
Negli anni della pre-adolescenza c’è sempre più difficoltà a gestire i sentimenti e i rapporti con i compagni . Il bullismo è la forma più diretta delle aggressioni fisiche e verbali che possono andare avanti anche per anni. Il cyber bullismo , invece, coincide con l’utilizzo più intensivo di dispositivi come smartphone e tablet che inizia intorno ai dieci anni. Un fenomeno difficilmente arginabile da molti punti di vista . Quando un video finisce in rete servono 24 ore per rimuoverlo, se si è fortunati, 48 ore per chiedere l’intervento del Garante della Privacy».
Le famiglie che ruolo giocano ?
«Sono fondamentali sia che i figli siano vittime o bulli. Purtroppo spesso i genitori non sono in grado di dare il buon esempio, sono distratti e non si accorgono del disagio che stanno vivendo i ragazzi. Anche se i segnali sono evidenti, sia fisici che psicologici. Dagli attacchi di panico al calo nel rendimento scolastico o chi improvvisamente non vuole più andare a scuola.
Bisogna alzare il livello di attenzione anche perché il malessere degli adolescenti spesso trova sfogo nei social”.
In che modo ?
«Basta dare un’occhiata su TikTok e
Instagram che sono i social network più utilizzati dai giovanissimi. Gli hashstag spesso coincidono con stati d’animo di depressione o tristezza. Ci sono persino tutorial sull’autolesionismo. Per questo i genitori non devono girarsi dall’altra parte ma, al contrario, acquisire una competenza digitale per fare da guida ai propri figli».
di Valentina Evelli
credits:
https://genova.repubblica.it/cronaca/2020/02/07/news/_genitori_digitali_contro_la_piaga_del_bullismo_-247907525/